Metodi, premi, e punizioni


metodi

Definiamo educazione quel processo di apprendimento di norme e principi che forma e modella l'individuo secondo le esigenze della società in cui vive.

L'educazione è direttamente legata all’apprendimento, essendo di fatto il risultato di una serie di comportamenti appresi e accumulati nel tempo dall’individuo. Ma come apprendono gli animali le competenze di cui necessitano e delle quali non sono stati dotati fin dalla nascita in forma istintiva dalla loro genetica?
Esistono vari modi in cui noi animali siamo in grado di apprendere, associare eventi, stimoli, attuare nuove strategie e nuovi comportamenti in natura, ma quello ad avere maggior rilevanza e peso nell'educazione, nostra, come degli altri animali, è certamente il condizionamento operante.

Questo fonda il suo funzionamento sulla somministrazione di premi e punizioni e non è qualcosa che abbiamo inventato noi umani, ma un meccanismo naturale e vecchio quanto il mondo, scoperto e poi approfondito sperimentalmente dal professor Burrhus Skinner con l'omonima “Skinner box” in cui dei topolini venivano posti all'interno di un sistema (la scatola) in cui erano presenti interruttori o leve che rilasciavano stimoli piacevoli o sgraditi all'animale a seconda di quale quest’ultimo scegliesse di azionare. Una delle leve faceva arrivare del cibo al topo l'altra leva gli somministrava una leggera ma fastidiosa scossa elettrica. All'inizio il roditore interagisce con l’ambiente senza avere idea di cosa provochi cosa, muove le due leve casualmente, senza sapere cosa accadrà, per poi iniziare ad associare, prevedere e apprendere sempre meglio con l’aumentare delle ripetizioni che una leva condurrà a una situazione spiacevole, ad un fastidio, ad un disagio, mentre l'altra porterà come conseguenza un evento desiderabile e piacevole. Il topolino tenderà quindi ad aumentare la frequenza con cui aziona la leva “del piacere” e diminuire le volte in cui aziona la leva “del disagio”.

Ogni animale ha a che fare con questi meccanismi ogni volta che si trova in una situazione in cui si debbano compiere delle scelte, come fossero dei bivi. Se io stesso la mattina andando al lavoro provo a prendere una strada laterale per evitare il traffico e ci resto ancora più bloccato difficilmente tenterò la stessa mossa in futuro, se dovessi rifarlo e mi trovassi un altra volta bloccato la probabilità che io prenda quella strada diminuirebbe ulteriormente, e ulteriormente, ad ogni ripetizione, fino ad estinguere completamente la mia intenzione di prendere quel percorso alternativo. Impariamo quindi con il tempo a ripetere i comportamenti che ci convengono e a limitare quelli che percepiamo come svantaggiosi. Tornando al nostro esempio della Skinner box potremmo anche ragionare un istante sul fatto che se la leva del disagio non applicasse effettivamente un disagio l’animale smetterebbe di agire su di essa solo perché farlo non porta ad alcun risultato interessante, ma non gli sarà stato disincentivato l’agire su di essa in sé per sé, penserà solamente che farlo sia inutile, ma se domani gli prendesse per qualche strano motivo la voglia di divertirsi a mandarla su e giù in continuazione lo farebbe senza problemi o remore. Semplicemente perché l’indifferenza, al contrario della punizione, non va ad inibire un comportamento.

Punire, che brutta parola punire... ricordiamo che punire non significa maltrattare, “punizione” è un termine tecnico, è il contrario di “rinforzo”, cioè premio, il premio (rinforzo) può essere qualsiasi cosa sia piacevole in quel momento per chi lo riceve, e che rinforzi quindi il comportamento che ne ha provocato il rilascio, facendo in modo che questo venga presentato con maggior frequenza nel tempo, la punizione al contrario può essere qualsiasi cosa sia sgradita in quel momento a chi la riceve facendo in modo che il ricevente diminuisca la frequenza con cui ripropone il comportamento che ne ha provocato il rilascio.
Parliamo di meccanismi presenti in ogni specie animale.
E questo è in fondo il motivo per cui scegliere di non usare mai alcun tipo di punizione è una scelta metodologica miope e quantomeno poco etologica.

Semplificando e riassumendo il più possibile il concetto, il condizionamento operante mette l'individuo davanti alla scelta di poter “agire” scegliendo fra fare A o B (o anche C o D in esempio reali e più complessi) dove A porterà l’agente a ricevere un premio e B porterà l’agente a subire una punizione. Quello che succederà sarà che al ripresentarsi delle medesime condizioni l'individuo tenderà nelle successive ripetizioni a compiere la scelta A con frequenza sempre maggiore e la scelta B al contrario con frequenza via via minore.

Spesso si sente dire che bisognerebbe rispondere con indifferenza a un comportamento sgradito per cercare di eliminarlo, (tecnicamente estinguerlo), il problema come già accennato in precedenza è che la sola indifferenza non inibisce e difficilmente porta all'estinzione totale di un comportamento, soprattutto se quel comportamento è ad esempio sgradito a noi ma gradito al nostro animale domestico l’indifferenza non farà mai smettere l'individuo di emetterlo. (vale tranquillamente anche per i nostri piccoli, pensateci, se vostro figlio stesse giocando sarebbe molto utile stare indifferenti dopo avergli chiesto di fare qualcosa che lui preferisce non fare e continuare a stare a giocare? Il bimbo penserà che se anche non ascolta non succederà niente di negativo, e potrà continuare a divertirsi ignorando le nostre richieste senza che vi siano conseguenze, prima finisco di giocare, poi vediamo ;D )

È invece importante che la scelta B conduca a una punizione, un disagio, un fastidio. Perché il voler evitare questo fastidio disincentiverà l'animale dal compiere la scelta sbagliata.
Se un cane vuole andare a mordere il postino voi potete stare indifferenti tutta la vita, il cane continuerà a volerlo andare a mordere. (Un saluto agli amici postini! ;D )

I metodi basati sulle sole ricompense sono molto carini, molto vendibili, molto alla moda, a nessuno fa piacere dover sgridare o dire di dover usare anche punizioni, però il problema è che non rispettano minimamente le dinamiche e i meccanismi naturali di interazione sociale e con l’ambiente circostante che coinvolgono tutti gli animali, noi compresi, da sempre, e che quindi come logica conseguenza tendono a non funzionare, quando addirittura non finiscano col far degenerare le cose ancora maggiormente.
Del resto anche voi se non rispettaste le regole subireste delle punizioni, come venire multati, eh già, le multe sono punizioni. Stando alle teorie gentiliste dovremmo abolire tutte le punizioni, multe comprese, dovremmo stare indifferenti davanti a chi non rispetta gli stop o guida ubriaco, per poi quando capitasse di fermare la stessa persona sobria dargli un bel premio in modo che impari a non bere quando guida... capite bene anche voi che è una tesi un po’ bislacca e non è esattamente così che funzionano le cose.

Il problema non sta nell'uso delle punizioni ma nel bilanciamento di quest’ultime, se vieni fermato in macchina in stato di ebrezza ti viene giustamente ritirata la patente, ma non vieni messo in carcere, se investi e uccidi una persona invece probabilmente si. Le pene (punizioni) devono essere limitate al necessario e commisurate alla trasgressione.
Teniamo presente che una punizione non insegna, inibisce, al contrario di un rinforzo che ha valenza didattica, insegna, ed è quindi sempre preferibile ed è ciò su cui basare l’insegnamento, ma questo assolutamente non significa che inibire sia inutile, anzi a volte inibire è corretto, necessario ed educativo, soprattutto se stiamo inibendo comportamenti potenzialmente dannosi per l’individuo che li compie, per chi gli sta attorno, o per la società in cui vive.